lunedì 18 febbraio 2013

INTENZIONI DI VOTO al 05/02/2013 su campione adulto

Attenzione rimonta di Bersani e Berlusconi su un campione di 2000 persone adulte, rispetto alla analisi statistica precedente fatta su 14000 persone.

Gli astenuti sono il 30% quindi mettiamoci al lavoro non possono farla franca i soliti, mandiamoli tutti a casa.

domenica 17 febbraio 2013

LA STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO, apologia di un LIBERALE, ILLUMINATO, EVOLUZIONISTA, PROGRESSISTA, chiamato JOHN MAYNARD KEYNES

Una panoramica sulla storia del pensiero economico risulta doverosa.

L'Economia nasce con Adam Smith, David Ricardo, John Stuart Mill, che sono chiamati economisti Classici.

All'epoca il valore di un bene dipendeva dal lavoro, necessario alla sua produzione e l'economia per questo motivo, aveva una forte connotazione politica.

L'800, rappresenta una fase di passaggio e di profonda trasformazione, che parte dalla rivoluzione Francese, per approdare alla formazione degli Stati moderni.

Finalmente dopo 2500 anni dalle prime forme di aggregazione, che tutti possiamo riconoscere nelle Polis Greche, si approda a una nuova figura di Stato, aperto nel Governo ad una base ampia di cittadini, a differenza di quanto accadeva precedentemente alla Rivoluzione Francese.

Il passaggio storico viene affrontato quasi da tutti gli Stati a cavallo del 900, passando dallo Stato Liberale, dove non era garantito il suffragio universale, e dove quindi non tutti erano autorizzati a partecipare alla vita politica, allo Stato Democratico moderno. 

Questo importante passaggio a livello politico, non avrebbe avuto senso se non fosse stato supportato a livello pratico, dall'evoluzione della moderna scienza economica.

A fine 800 un matematico di nome Alfred Marshall, scrive un testo intitolato "Principi di Economia" e pone le basi  della moderna Teoria economica.

Marshall, analizza i fenomeni economici, dapprima attraverso i principi della meccanica e successivamente, comprendendo l'affinità dei processi economici, con quelli della natura, comincia ad indagarli in maniera completamente originale.

La logica adottata è quella Darwiniana, basata sull'evoluzionismo. Secondo Marshall, esistono dei processi evolutivi a livello politico e sociale, che retro-agiscono sulle forze attive sul mercato, modificandone gli scenari e quindi in linea con lo spirito positivista dell'800, permeato di naturalismo, spinge in avanti lo studio dell'economia, parallelamente allo studio dell'uomo e della natura in cui esso vive.

Marshall, in linea con quelle che erano le conoscenze del suo tempo, limita l'analisi degli scenari economici, agli aspetti microeconomici. All'epoca era praticamente impossibile indagare fenomeni a livello macroeconomico, e quindi per analizzare scientificamente i fenomeni economici questi venivano segmentati e risolti sotto forma di equilibri parziali, tenendo ferme tutte altre grandezze secondo la solita formula CETERIS PARIBUS (parità di altre condizioni).

Per ricapitolare quindi a fine 800 cambia completamente l'economia, basti pensare alla fiducia nel positivismo e nella natura.
Viene completamente abbandonata la metafisica e la fede totale nel progresso, produce una incredibile crescita economica.

I limiti della matematica, limitano l'orizzonte di studio dell'economia, si analizzano solo gli equilibri parziali di mercato, non potendo indagare gli altri, ed oltre al naturalismo, si diffonde un profondo individualismo. L'interesse per l'uomo, nasce per l'impossibilità di indagare i fenomeni a livello più ampio, ma soprattutto perché politicamente è più conveniente.

A fine 800 non possiamo dimenticare che ancora il mondo è in mano alla borghesia ed all'aristocrazia, che come classi dominanti Governano nei vari Stati e guidano l'agenda politica.

A fine 800 si diffonde inoltre un'altra teoria del valore, la teoria del valore utilità, detta MARGINALISMO.

Nell'analisi dell'allocazione delle risorse, viene posta l'attenzione su quelle operazioni che si trovano al margine, cioè quelle operazioni che generano un dubbio sulla convenienza ad essere  effettuate.

Aumenta l'attenzione per le scelte dell'individuo, visto che il valore di un bene dipende dai meccanismi legati all'utilità di un bene per il singolo, decretando il passaggio dall'interesse per l'offerta del prodotto, all'interesse per la domanda dello stesso, seguendo la nuova logica del valore utilità di un prodotto, che risolve il paradosso del valore, che tanti problemi aveva dato al povero Adamo Smith.

La fine dell'800 sancisce quindi la fine delle teorie CLASSICHE, come la Legge di Say, o di tutte le altre teorie, nate in un'epoca dove il concetto di VALORE era legato al LAVORO e quindi l'analisi economica veniva affrontata esclusivamente dal lato dell'offerta. Da questo punto in poi diventa fondamentale indagare la domanda.

A fine 800 però entrano in crisi anche le teorie neoclassiche e lo stesso Marshall, si trova in conflitto con altri  economisti del suo tempo come Leon Walras e l'Italiano Pareto i quali arrivano a formulare il primo la teoria dell'equilibrio generale ed il secondo a definire meglio matematicamente l'equilibrio economico.

Malgrado i successi dei marginalisti cioè tutti gli economisti di cui abbiamo parlato, malgrado la formulazione matematica dell'equilibrio economico generale, esiste ancora un problema irrisolto.

L'equilibrio generale così ottenuto, o meglio tutti i possibili equilibri, non garantiscono tutti la piena occupazione.

Gli stessi ottimi paretiani, se ottengono un risultato importante, cioè quello di definire l'equilibrio di un sistema economico, non garantiscono il benessere di tutti i cittadini. 

Da Adam Smith in poi, è la prima volta che si riesce a definire, e rappresentare matematicamente l'equilibrio economico ed il concetto di MANO INVISIBILE, potrebbe finalmente essere messo in soffitta per la prima volta dalla pubblicazione nel 1776 de "La ricchezza delle nazioni", brillantemente rappresentato da Walras e Pareto a livello matematico.

Purtroppo sul finire dell'800 gli Stati cominciano ad affrontare la povertà, diffusa a causa del modello economico capitalista, portato avanti politicamente, dalle classi rappresentate dagli stessi borghesi ed aristocratici che possedevano i principali fattori della produzione.

John Stuart Mill, suggerisce, che le crisi periodiche del capitalismo, spiegate egregiamente da Marx, possono essere risolte, aprendo politicamente gli Stati, verso le classi subalterne, diffondendo l'istruzione e favorendo la costituzione delle prime forme di aggregazione dei lavoratori, a tutela dello strapotere delle classi dominanti proprietarie dei fattori della produzione.

Non si tratta di una rivoluzione di sinistra, non si tratta di un Golpe comunista, si tratta solamente della visione di uomini che rappresentano il vero spirito LIBERALE EVOLUZIONISTA che dovrebbe contraddistinguere l'intellettuale moderno.

Questi uomini ILLUMINATI, si rendono conto, che un limite nel progresso è rappresentato dalla distribuzione delle risorse di partenza. 

Se non proviamo a garantire a tutti un adeguato livello di istruzione, di dignità  lavorativa, di umanità, sarà impossibile affrontare il progresso verso il futuro dell'intera società.

In Italia cosa succede?

Nel 1890, lo scandalo della Banca Romana, accelera i tempi per il cambiamento, Giolitti ne viene coinvolto ed un politico Sydney Sonnino, ci traghetta verso il futuro con le solite politiche di Austerity.

Ad inizio 900, Giolitti, riprende il suo ruolo politico, ed affronta il passaggio in Italia da Stato Liberale a Stato Democratico.

Giolitti apre alla sinistra di Filippo Turati ed applica quanto spiegato da John Stuart Mill.

Per garantire il progresso dell'Italia all'epoca quasi totalmente ANALFABETA, attua una politica di diffusione dell'Istruzione, favorisce la creazione del primo sindacato d'Italia la CGL, nazionalizza ferrovie ed assicurazioni e nel 1912 viene introdotto in Italia il suffragio universale per i soli cittadini maschi.

Economicamente nel 900, le cose cominciano a cambiare, Marshall da buon liberale EVOLUZIONISTA, ha spiegato ai suoi successori, l'importanza di garantire a tutti i cittadini, le stesse possibilità di partecipare, con la propria intelligenza, allo sviluppo del mondo intero.

Marshall non ritiene importante, la crescita dell'economia, intesa come sviluppo numerico, ma crede nella crescita dell'economia dal punto di vista evolutivo.

La scoperta di un equilibrio di mercato generale, secondo le vecchie logiche ottocentesche, lascia il tempo che trova, la libera concorrenza non esiste, è un esercizio matematico e gli equilibri definiti dal LAISSEZ FAIRE, una volta trovati lasciano il tempo che trovano.

Cosa se ne fa una società che pone al centro della discussione valori come l'UMANITA' ed il PROGRESSO, del raggiungimento di un equilibrio economico generale, SPESSO DI SOTTOCCUPAZIONE? 

A cosa serve la povertà nell'abbondanza?

A questo punto della discussione arriva KEYNES, allievo di Alfred Marshall, il quale da buon matematico, affronta la questione, ad un livello superiore dei suoi predecessori  scrivendo un trattato sulla probabilità, e creando una TEORIA ECONOMICA GENERALE, il fondamento della moderna MACROECONOMIA, segnando il superamento a livello teorico, delle vecchie teorie basate su equilibri economici generali ma a livello microeconomico, ed ottenuti attraverso condizioni di partenza inesistenti sul mercato reale.

Purtroppo le teorie neoclassiche, basate sull'austerity, vengono ancora applicate fino alla seconda guerra mondiale anche in Italia.

Nel 1929 in America, la crisi da sovrapproduzione, rende obbligato l'intervento di Keynes, che viene chiamato a risolvere l'ennesima crisi drammatica causata dal processo di accumulazione capitalista.

Il Capitalismo è caratterizzato da periodiche crisi da sovrapproduzione, il processo di accumulazione, genera povertà e crisi periodiche nei consumi, la soluzione da parte di Keynes, della grande crisi del 29, lo consacra come uno dei primi economisti ad aver applicato sul mercato le proprie teorie.

La sua vittoria sulla crisi americana del 29, lo consacra come il più importante economista del 900 e dopo la seconda guerra mondiale viene chiamato a risolvere i problemi causati dalla guerra.

Keynes si trova a discutere, sul come affrontare i mostruosi problemi del dopoguerra e l'applicazione delle sue teorie, dona a tutto il mondo anni di prosperità e crescita economica fino agli anni 70 quando Nixon decide di abbandonare il Sistema Aureo.

La ricetta di Keynes, consiste nella separazione delle banche di investimento da quelle di deposito dove versano i soldi i privati e dalla spesa pubblica di Stato, ritenuta fondamentale nei momenti di incertezza economica.

Secondo Keynes, gli operatori economici, non agiscono razionalmente, e quando un sistema va in crisi, difficilmente gli operatori economici intervengono sui mercati, investendo.

Agire in condizioni di incertezza, rende gli attori sul mercato avversi al rischio, e di conseguenza, il crollo dei salari di per se non è sufficiente a stimolare gli imprenditori ad investire e quindi se non ci fosse l'intervento dello Stato, le recessioni si prolungherebbero all'infinito, con drammatici risvolti sociali, che evidentemente i moderni sostenitori del ritorno al passato non ricordano.

Purtroppo per noi Keynes muore nel 1946, e gli americani, attraverso un economista di nome Samuelson, riescono completamente a stravolgere la sua teoria economica nel proprio interesse di popolo imperialista.

Gli americani si godono i vantaggi del piano del segretario di Stato George Marshall, frutto anche del lavoro di Keynes e che casualmente ha lo stesso nome del grande maestro dell'economista, quel Marshall di cui abbiamo parlato sopra.

Negli anni 70 gli squilibri economici, causati dagli americani, per avidità ed ingordigia, si risolvono nell'uscita degli stessi dal Sistema Aureo previsto a Bretton Woods, che prevedeva in caso di squilibrio, lo scambio dai paesi in deficit, di oro verso i paesi in surplus.

La fine di BRETTON WOODS a seguito della truffa di NIXON, porta scompiglio sui mercati e si sprigionano le fiamme dell'inflazione. 

I poterei dominanti liberati dallo scomodo BENESSERE GARANTITO PER ANNI DA KEYNES alle classi subordinate, si sentono liberi di agire ed in combutta ad una politica COMPLICE E CONNIVENTE, riprendono a livello EUROPEO il sopravvento, imponendo a tutti l'EUROPEISMO dei banchieri.

Negli anni 70 a causa dell'inflazione, non riescono a portare a compimento il loro piano malvagio, ma negli anni 80 in Italia, riescono a distruggere completamente le tutele conquistate dai lavoratori negli anni 70 attraverso la scala mobile abolita ad iniziare da Craxi nel 1983.

Nel 1981, la classe politica, attraverso  Andreatta, riesce ad imporre agli italiani, per colpa della classe politica corrotta, la separazione di BANCA D'ITALIA E TESORO, condannando i cittadini italiani, a pagare sul debito pubblico, tassi non più controllati dalla Banca Centrale Italiana, e quindi permettendo alle banche di inflazionare a loro vantaggio i tassi di interesse.

Dalla fine delle politiche Keynesiane, ad inizio anni 70, si cominciano a delineare gli obiettivi delle classi dominanti dei banchieri, negli anni 80, lo SME, aiuta le banche ad accumulare un notevole debito pubblico, grazie a politiche basate sul contenimento dell'inflazione, lo strumento utilizzato dalla politica economica, per contenere l'avidità dei banchieri.

I tassi reali negativi negli anni 70, favoriscono il contenimento del debito pubblico, perché economicamente essendo negativi erodono, il capitale debitorio detenuto dai banchieri, favorendo la redistribuzione sulle classi meno abbienti, attraverso l'aumento dell'offerta di lavoro.

Negli anni 80 invece una politica di tassi reali positivi, favorisce l'accumulazione debitoria.

Dal 1980 al 2009 abbiamo accumulato 2000 miliardi di interessi passivi verso le banche.

Molti si chiedono quale sia lo scopo, ed è facile capirlo, basti pensare che l'Europa, ha alla base della sua politica economica:

1) il contenimento dei processi inflattivi, agendo quindi nel tutelare il debito accumulato dal sistema bancario verso privati e Stati.

2) Contenimento attraverso politiche di Austerity dei conti economici nazionali, distruggendo l'economie private e favorendo processi di acquisizione dell'economia reale da parte sempre delle banche.

Questo processo viene attuato secondo teorie economiche dell'800 ed in particolare una che si chiama TEORIA DELL'EQUIVALENZA RICARDIANA, la teoria economica utilizzata per riportare indietro di 200 anni, l'evoluzione dell'economia moderna anche grazie al pensiero di veri LIBERALI ILLUMINATI EVOLUZIONISTI E PROGRESSISTI come il grande:



JOHN MAINARD KEINES















martedì 12 febbraio 2013

UN GIOCHINO PER GLI AMICI, quale Governo fa calare il PIL negli anni 90 usciti dallo SME?

Qualcuno dice che usciti dallo SME nel 1992, il Pil comincia a salire grazie alle manovre di AMATO E CIAMPI, i quali, tassando i cittadini e favorendo un processo di privatizzazione selvaggio, riescono a reperire le risorse per favorire il contenimento del debito pubblico. 

Tra i salvatori della Patria troviamo anche Prodi, che aumentando la tassazione nel 1997 e tassandoci tutti per entrare in Europa, viene spesso elogiato per avere diminuito a sua volta il debito pubblico.

Tutto questo secondo alcune persone, fa crescere l'economia e si chiama Equivalenza Ricardiana. Questa teoria è alla base dei ragionamenti sul contenimento del debito pubblico portati avanti da questa Europa, e da movimenti politici abbastanza noti come Fermare il Declino.

Ai miei tempi si studiava Keynes e costui al contrario diceva che in un momento di crisi lo Stato dovrebbe spendere di più, in quanto l'economia cresce se  lo Stato immette nel mercato quella moneta che a causa della crisi, non circola più e viene risparmiata in attesa di momenti migliori.

Il tipo di spesa non è importante, basta che lo Stato spenda, redistribuendo la ricchezza drenata dal mercato attraverso le tasse. 

Una spesa dello Stato, è un reddito per un cittadino, che a sua volta avrà delle risorse da spendere a favore di un altro cittadino, moltiplicando il numero degli scambi e di conseguenza delle entrate dello Stato.

Ipotizzando di non avere alcuna certezza di quello che stanno o stiamo affermando, possiamo tutti controllare i dati.

La linea sotto arancione Grafico (1), mette in evidenza la variazione del PIL annua in valore assoluto. Confrontatela con la linea della variazione annua della spesa totale, la linea azzurra dello stesso grafico.



Grafico (1)


Grafico (2)

Evito di dire che quando varia la spesa, varia il PIL e viceversa. Solo nel 1992, la risalita del Pil, anticipa la variazione della spesa. 

Uscendo dallo SME nel 1992, la lira viene svalutata ed i capitali rientrano, gli investimenti ripartono e aumenta il PIL. Se notate dal 1993, le variazioni al rialzo del debito linea rossa, sono tendenzialmente minori. A fine 1996, le variazioni del Pil linea arancio, tornano superiori alle variazioni del debito linea rossa. 

Come vedete le politiche di contenimento della spesa e di riduzione del debito, sono apparentemente vantaggiose, ma tendono a frenare il Pil, ed alla prima crisi, peggiorano drammaticamente le cose.

Se guardate la linea delle variazioni della spesa totale linea blu, vedete che salgono fino al 2001, con un picco di 50 miliardi di euro, dal 2001 cominciano a ridursi, ed il Pil stabilizza prima e poi crolla.

LA COSA EVIDENTE E' CHE USCITI DALLO SME, LE POLITICHE DI PRIVATIZZAZIONI, ED I TAGLI ALLA SPESA COMPLESSIVA, FRENANO LE VARIAZIONI DEL PIL ANNUE, E L'INGRESSO IN EUROPA, DA AL PIL IL COLPO DI GRAZIA, E DAL 2009 DIVENTANO NEGATIVE LE VARIAZIONI DEL PIL.

Sotto inserisco il grafico dei vari governi divertitevi a capire chi tagliando la spesa a fatto calare il Pil, linea arancio Grafico (1), rispetto alla linea blu.

Ho messo nel grafico, anche il totale degli interessi passivi pagati annualmente. Come vedete l'ingresso in Europa, fa calare il totale degli interessi passivi pagati mediamente di 20 miliardi l'anno.

Molti chiamano questo il DIVIDENDO DELL'EURO, dimenticando che questo varrebbe CETERIS PARIBUS, che vuol dire a parità di altre condizioni, ma siccome tutti considerano i vantaggi, dimenticando gli svantaggi proviamo a indicarli.

Tagli alle spese e privatizzazioni, determinano anche dei minori introiti dovuti a:

1) minori dividendi incassati da ENI, TELECOM, BANCHE ogni anno.
2) minore circolazione monetaria e quindi minori affari per le aziende ed entrate per lo Stato Italiano.




lunedì 11 febbraio 2013

ENTRARE NELLE BANCHE ITALIANE ci costerebbe 21 miliardi. Gli paghiamo 40mld l'anno, di interessi passivi, NON E' UN BELL'AFFARE?

Analizzando l'andamento del sistema bancario da maggio 2007 ad oggi, potremmo capire tra le varie banche alla borsa di milano, quelle che hanno sostenuto meglio la crisi finanziaria.

Il Grafico (1) mette in evidenza le perdite dai valori massimi in misura percentuale, di tutte le banche presenti nel listino ristretto della Borsa di Milano.

Bisogna tenere in considerazione, che all'interno delle 8 banche, l'Unicredito risulta una delle migliori solo perché è stato fatto un aumento di capitale di poco meno di 2 euro ad azione.

Grafico (1)
Dalla Analisi dei grafici, possiamo notare che le due banche peggiori, sono il Banco Popolare e l'MPS, che si trovano a circa il 5% del loro valore da maggio del 2007

Le banche italiane si trovano tra il 37% dei prezzi del 2007 ed il 5%.

VALGONO IN BORSA CIRCA 70 MILIARDI, CON 21 MILIARDI SI CONQUISTA IL CONTROLLO TOTALE, SECONDO VOI VISTO CHE PAGHIAMO LORO 40 MILIARDI L'ANNO, ENTRARE NEL CAPITALE NON è UN BELL'AFFARE?

IL "LAVORO DI CITTADINANZA" e le vere RIFORME DA FARE NEL NOSTRO PAESE


Grafico (1)

Quelle che vedete sono le Entrate dello Stato Italiano linea blu, e le spese al netto degli interessi passivi sul debito linea fucsia, o al lordo di interessi passivi linea rossa.

Possiamo dire che:

1) Se le spese comprensive di interessi passivi linea rossa, sono sempre superiori alle entrate linea blu, è ovvio che il debito pubblico cresca e che quindi stiamo regalando alle banche le nostre tasse e questo dai grafici, avviene per volontà dei nostri politici, fin dal divorzio TESORO-BANCA D'ITALIA del 1982.

2) In tali circostanze, lo Stato italiano può fare due cose:

a) Fare in modo che le entrate siano superiori alle spese ad esempio per poter ridurre il debito.
Se le entrate fossero superiori alle spese avremmo i soldi per rimborsare il debito pubblico.

b) Creare processi inflattivi, che obblighino le banche, a prestare soldi, per non vederli svalutati dall'inflazione.
I soldi creano prestiti, gli imprenditori investono, assumono e pagano salari, i salari generano consumi e crescita del Pil. 
Nel frattempo l'inflazione fa calare il valore reale del debito, mentre il pil cresce più che proporzionalmente.

Purtroppo, dal quando siamo entrati nell'Euro, le nostre speranze si sono annullate:

1) perché sono le banche ed i banchieri che decidono i tassi di interesse.
2) perché la BCE sta attuando politiche per tenere volontariamente bassa l'inflazione
3) perché tassi alti meno inflazione bassa, generano tassi reali positivi, che rendono più difficoltoso tecnicamente la riduzione del debito.

Guardate il grafico (2) per la spiegazione dettagliata andate qui.


Grafico (2)


Nel grafico sopra le linee rossa e blu, rappresentano la variazione percentuale rispettivamente del pil e del debito pubblico, in termini reali, rispetto al pil. Se la linea rossa indica valori superiori alla linea blu, significa che il pil cresce più del debito rispetto al pil, se la linea blu scorre sopra la linea rossa, significa che siamo accumulando debito, perché le variazioni del debito pubblico, sono superiori a quelle del pil.

Dagli istogrammi grigi, potete vedere, la differenza tra la variazione del PIL e del Debito Pubblico, rispetto al PIL.
Come vedete dagli istogrammi grigi, il differenziale di PIL rispetto alle variazioni del Debito Pubblico, è sempre positivo fino al 1971. Dopo Nixon comincia ad oscillare sopra e sotto lo zero. Prima di Nixon, veniva adottata una politica più Keynesiana, negli anni 70 una politica incerta, dagli anni 80 una politica di Austerity di stampo Neoclassico.

Cambia quindi il paradigma, c'è un tentativo di Euro negli anni 70 e nel 1979 rientriamo nell'Europeismo dello Sme.

Se lo notate il differenziale inverte tendenza  passando in terreno negativo.

Nel 1992 la situazione è ai massimi della negatività vuol dire che la variazione del debito era superiore alla variazione del pil, e l'uscita dallo Sme, unita alla svalutazione valutaria, fanno invertire nel giro di due anni la situazione.

Nel 1995, torniamo in positivo, ma le politiche per entrare nell'Euro frenano la crescita.

Dal 2001 entriamo nell'Euro, e le cose prima stentano e poi peggiorano.

Cosa dovremmo fare:

1) Riprenderci la sovranità monetaria attraverso un processo di NAZIONALIZZAZIONI BANCARIE a partire da MPS.
Va impedito a chi ha commesso degli sbagli o truffe, di scaricare sui cittadini il costo del suo errore. Questo è necessario per evitare che banchieri americani e tedeschi si impossessino del controllo della MONETA-CREDITO e delle imprese italiane, detenute nei portafogli delle banche.

2) Rivedere il nostro sistema pensionistico, trasformandolo tutto in sistema CONTRIBUTIVO, e soprattutto ridurre drasticaemnte, le rendite superiori ai 3000 euro. 
Il motivo dipende dal fatto che finanziariamente un pensionato si è pagato il 50% circa della sua rendita. Fino a 3000 euro questa rendita va erogata, perché servirà di certo a vivere, e verrà spesa in consumi, creando un vantaggio per tutti.
Quella che eccede i 3000 euro, è invece, un costo sociale. Chi la percepisce, di certo non la spende in consumi e la tesaurizza, negando i vantaggi delle rendite più basse.
Se noi oggi analizziamo la differenza tra contributi meno pensioni erogate, ci rendiamo conto che il deficit (negativo) è arrivato a 90 miliardi l'anno e potete vedere il grafico fino al 2009 qui. 
Vi dicono che l'INPS è in equilibrio solo perché ogni anno vengono ad essa trasferiti 80 miliardi a copertura del deficit.

3) Rivedere i costi della struttura pubblica e tutti gli stipendi pubblici superiori ai 3000 euro. Tutto questo per i motivi che abbiamo visto prima per le pensioni, tagliando le remunerazioni immediatamente e cercando di evitare che la differenza tra stipendi minimi e massimi sia sproporzionata.

4) Evitare le privatizzazioni, salvo che ne derivi per lo Stato un vantaggio economico oggettivo poiché lo Stato siamo noi cittadini e soprattutto rivedere il sistema delle partecipazioni pubbliche.

Dobbiamo riportare sotto al controllo dello Stato Le Banche, l'Energia, le telecomunicazioni, ed i Trasporti.


Ricordo a tutti, che la concorrenza perfetta non esiste, in quanto, esistono oligopoli e cartelli.

La moderna teoria economica diffusa dal 1900 in poi ci dice che in un sistema dove non interviene lo Stato  e dove si lascia agire il laissez faire, l'equilibrio che si determina spesso è di sottoccupazione.

L'Equilibrio generale, che si raggiunte in questi sistemi è un equilibrio di tipo teorico matematico, basato su una concorrenza perfetta che non esiste. 

L'ottimo Paretiano viene raggiunto anche quando un soggetto ha tutto e gli altri non hanno nulla.
La logica del laissez faire, stabilisce che esiste un equilibrio, quando non può esser migliorata la condizione di un soggetto senza peggiorare quella di un altro, non garantisce la piena occupazione.


L'evoluzione degli stati verso forme DEMOCRATICHE dal 1900 in poi, ha obbligato a  considerare queste questioni dal punto di vista economico, sociale e politico e dal 1900 gli Stati hanno cominciato ad intervenire nell'economia.

Lo Stato nell'economia garantisce:

1) Un prezzo più basso. Questo perché uno Stato può produrre finché ricavo marginale=costo marginale.

2) Uno Stato può evitare licenziamenti potendo produrre temporaneamente in perdita. La perdita temporanea, viene recuperata con le tasse sui consumi.

3) In caso di crisi, lo Stato evita il ricorso alle Casse integrazioni, fornendo liquidità al sistema, la svalutazione della moneta conseguente, obbliga le banche private a prestare soldi ed i processi inflattivi favoriscono investimenti, l'occupazione garantisce benessere e consumi.

4) Lo Stato in molti stati garantisce un REDDITO DI CITTADINANZA. E parlo di Belgio, Olanda, Inghilterra, Germania dove sostengono le famiglie nel pagamento degli affitti.

Io chiederei a questo Stato, non un reddito di cittadinanza, ma 'UN LAVORO PER LA CITTADINANZA'.


sabato 9 febbraio 2013

IL CAMBIO DI PARADIGMA da KEYNES, all'EQUIVALENZA RICARDIANA attraverso NIXON


Grafico (1)




Il grafico mostra l'andamento  delle variazioni annue del Pil e del debito pubblico reale dal 1950 al 2011 in percentuale.

Sono rapportate entrambe al Pil per poter essere confrontate.

E' evidente dal 1971, il cambio di paradigma. Nixon decide che gli accordi di Bretton Woods non valgono più e scatena nel mondo un'ondata inflazionistica. Il mondo arabo, come reazione alla scelta di Nixon, di non convertire in oro i petroldollari, inflaziona il prezzo del petrolio, regalandoci l'inflazione degli anni 70.

Possiamo quindi distinguere il periodo dal 1950 al 1971, dove potete notare un differenziale quasi sempre positivo tra variazione Pil - variazione Debito Pubblico. Questo denota un vantaggio, dato dalla una crescita del Pil, superiore al debito pubblico. 

Il piano Marshall, portato avanti secondo le teorie Keynesiane, porta i suoi frutti all'economia, finché l'egoismo americano prevale ed il cambiamento nelle regole previste da Keynes, genera un cambiamento nell'economia.

L'incertezza degli anni 70, causata in gran parte da Nixon, viene gestita più o meno adeguatamente dalla classe politica italiana, aiutata fortunatamente dal fallimento di un esperimento di Sistema Monetario Europeo.

Avete capito bene parlo di fallimento, perché altrimenti avremmo avuto negli anni 70, gli stessi risultati negativi che abbiamo avuto con lo SME (1979-1992) e l'EURO (2001-oggi). 

Nel grafico (1), in grigio vediamo  il differenziale tra variazioni del Pil reale e del debito reale in percentuale del Pil.

Abbiamo preso le variazioni reali annue, per eliminare dal grafico le variazioni determinate dall'inflazione.

Contrariamente a quanto si pensi, negli anni 70, malgrado la forte inflazione, la variazione del Pil rispetto alla variazione del debito pubblico rispetto al Pil è stata a volte positiva.
E' evidente il disastro ottenuto con lo SME e separando il Tesoro dalla Banca d'Italia, negli anni 80, che ha permesso alle banche, di far pagare tassi superiori all'inflazione, causando l'accumulo di debito di cui oggi paghiamo ancora le conseguenze.

La lina blu che rappresenta la crescita del Debito, passa al di sopra della linea rossa del Pil.

Questo accade quando viene a mancare un prestatore di ultima istanza, come c'era prima del 1982, capace di contenere l'avidità dei banchieri privati. Quanto accaduto un anno fa circa sui BTP. è dovuto ancora una volta alla mancanza di sovranità monetaria e di un prestatore di ultima istanza.

Usciti dallo SME, i  differenziali ritornano positivi, per poi peggiorare nell'ingresso successivo nell'Euro.



DISTRIBUZIONE DELLE INTENZIONI DI VOTO: scegliamo un voto strategico.

NON DOBBIAMO PENSARE CHE I CITTADINI NON CONTINO PIU' NULLA:

Puntiamo ad un voto strategico.

I dai illustrati sotto nel Grafico (1), rappresentano la distribuzione delle intenzioni di voto.

Nella parte centrale della distribuzione, ho inserito i partiti che secondo le intenzioni di voto prenderanno più voti. Rifletteteci sopra quali sono?

Grafico (1)


Dalla analisi della distribuzione del voto illustrata sopra, ne deduco che andremo probabilmente verso un governo tecnico.

I partiti dal Partito Democratico verso sinistra, corrispondono ad una percentuale del 50,1%, Quelli dal PDL verso destra, contano per il 49,9%.

Io non tifo per la destra o per la sinistra, ma considerando la politica Europeista eccessivamente a favore dei Banchieri e notando una vicinanza ai banchieri di Bersani e Monti e dei partiti di sinistra a Bersani, opto per un voto strategico preferibilmente antieuropeista e cerco di studiare come orientare il mio voto tra i partiti alla destra del PDL, evitando accuratamente il partito di Berlusconi, di cui non condivido alcune posizioni.

Sono preso dallo sconforto, ma vestendo i panni dell'Opinionista, cerco di decidere su chi voterò alle prossime elezioni.


Da una prima riflessione statistica, di livello basso ma molto basso, abbiamo visto che il voto si distribuisce in modo casuale.

Gli estremi delle intenzioni di voto, rischiano di disperdere la nostra scelta elettorale.

Notiamo però tre leader indiscussi MONTI/BERSANI, BERLUSCONI, E GRILLO.

Non considero Bersani che scrivo in caratteri più piccoli, malgrado ideologicamente, rappresenti il 30% dei votanti, perché da quando è scoppiato lo scandalo Monte dei Paschi, si è completamente defilato dalle scene e la sua presenza politica risulta totalmente oscurata da quella di MONTI. 


ALLA LUCE DI QUANTO DETTO, CERCANDO UN VOTO ALTERNATIVO ALL'EUROPEISMO, CREATORE DI DISOCCUPAZIONE E REDISTRIBUZIONE DEI REDDITI VERSO I BANCHIERI, VOTERO' MOVIMENTO 5 STELLE, SPERANDO DI PIEGARE AL CAMBIAMENTO ATTRAVERSO LA FOLLOWSHIP IL PD ED IL  PDL.


L'EUROPEISMO uccide l'occupazione ed azzera la DIGNITA' UMANA.

Un uomo si è ucciso a Trapani: si è impiccato perché ha perso il suo lavoro a 61 anni.

Quest'uomo non va dimenticato, quest'uomo lascia un biglietto in cui ha scritto questo:

L'articolo 1 dice che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Perché lo Stato non mi aiuta a trovarlo?". 


Aveva chiesto aiuto a Napolitano e Camusso. Nel foglio l'elenco di chi si è tolto la vita perché senza lavoro: in fondo il suo nome.



GIUSEPPE

Cosa stanno facendo i nostri politici per Giuseppe e per il lavoro?

Nulla. 

Il loro obiettivo, è d'imporci l'Europeismo al fine di contenere il potere delle masse, attraverso il progressivo impoverimento ed la disoccupazione che sta ormai dilagando, attraverso la riduzione del denaro circolante che sta distruggendo progressivamente il tessuto produttivo del nostro paese. 

Ci stanno facendo morire attraverso la penuria di moneta. Stanno attuando un embargo alla circolazione del denaro nella nostra economia, la stanno soffocando con le tasse, obbligandola ad espatriare in Austria e Slovenia. 

Quando avranno finito cosa rimarrà dell'economia italiana sul territorio?

Solo un ricordo del passato e la nascita di tensioni sociali tra le masse dei lavoratori e dei dipendenti pubblici, tra i lavoratori autonomi e quelli salariati, tra i pensionati con il sistema retributivo e quelli con il contributivo.

Divide et impera!



COME SI SONO COMPORTATI I NOSTRI POLITICI DAL 1861 AL 2011:

Analizziamo l'andamento della variazione assoluta del Pil, determinata da variazioni assolute della spesa pubblica dal 1861 al 2011. Per i dettagli potete leggere qui.


Grafico (1)


Il grafico ci dice che dal 1860 alla seconda guerra mondiale, sono stati adottati modelli economici che hanno favorito le classi dominanti. 

Si chiamano politiche liberiste, politiche del meno Stato, politiche portate avanti dai capitalisti dell'epoca, dalla finanza e dalle classi aristocratiche. 

Le politiche liberiste si basano sul laissez-faire, sul lasciar fare, sul fatto che secondo loro i mercati tornano in equilibrio da soli attraverso l'austerity, facendo pagare alle classi più deboli, i costi della loro avidità.

Nei fatti, l'equilibrio di tali modelli è sempre un equilibrio di sottoccupazione, una disoccupazione, perseguita attraverso il controllo maniacale dei processi inflattivi. Si chiama trade-off, la relazione inversa tra inflazione e disoccupazione.

Se diminuisce l'inflazione automaticamente aumenta la disoccupazione e nei testi di economia tutti l'abbiamo studiata e la conosciamo come Curva di Phillips o di Fisher e ne ho parlato qui.

Il grafico ci dice inoltre che dalla seconda guerra mondiale in poi (1945), sono invece state adottate politiche di tipo Keynesiano. 

Keynes un vero liberale, sapeva che in uno Stato moderno e democratico, le decisioni vengono prese nell'incertezza, che gli imprenditori lasciati liberi di fare, in tempo di crisi, preferiscono non rischiare e non investire e che quindi per stimolare l'economia, lo Stato deve intervenire. 

Egli non diceva che lo Stato deve sprecare le risorse regalandole agli amici dei politici, ma che le deve allocare, in investimenti strategici, magari (opinione personale), NAZIONALIZZANDO alcune imprese operanti in alcuni settori come le Banche, le telecomunicazioni, l'energia ed i Trasporti (Keynes e Friedman, dicevano inoltre che conviene lanciare dagli aerei la moneta e dai grafici si capisce perché, ma di questo ne riparleremo).

Le politiche Keynesiane, hanno arricchito i cittadini europei, la cosa è evidente se guardate la crescita del Pil Reale linea verde, rispetto alla crescita del Debito Reale linea rossa dal dopoguerra in poi. La crescita del Pil superiore al Debito, rappresenta l'evidenza empirica della validità delle teorie Keynesiane.

Dal 1980 in poi, dal grafico si nota un rallentamento della crescita del Pil rispetto alla crescita del debito, dovuta al cambio delle politiche adottate dai nostri governanti.

A questo punto alcuni si chiedono, come mai il paradigma Keynesiano se così vantaggioso e lo vedete nel grafico, è stato in parte messo da parte a favore di altre teorie dagli anni '70 in poi in America ed in Italia dagli anni '80?

L'unico motivo che mi può venire in mente è l'abbandono della centralità del cittadino nelle scelte politiche, a favore di altri "enti": il mercato, il partito, il sindacato, il proprio interesse personale, l'individualismo, l'egoismo dell'uomo.

L'abbandono della centralità dell'uomo, spinge la politica alla ricerca della soddisfazione dei propri interessi personali e delle sue ambizioni, attraverso atteggiamenti accondiscendenti rispetto alle classi dominanti che dagli anni '70 in poi prendono il sopravvento sull'autorità e Sovranità degli Stati (dei cittadini).

Nixon decide l'abbandono del sistema aureo nei primi anni 70, ed il suo rifiuto di convertire in oro i dollari, accumulati dai petrolieri arabi e dai paesi  Europei, causa un apprezzamento del Petrolio ed un processo inflattivo, che in Italia si ripercuote positivamente sull'economia e sul debito pubblico grazie per fortuna, al fallimento del primo tentativo di SISTEMA MONETARIO EUROPEO negli anni '70. 

Gli effetti delle aspettative inflattive causate da Nixon su credito, investimenti, consumi, Pil ed inflazione negli anni 70 li potete leggere qui. 

Negli anni 80 le idee liberaliste vengono "antropomorfizzate", nel Reaganismo in America e nel Thatcherismo in Europa e si impongono come pensiero dominante.
La caduta del muro di Berlino, immagino che abbia obbligato la classe politica, a cercare nuovi punti di riferimento, nell'intento di garantire a se stessa un lungo futuro, individuandoli nella costituzione di uno Stato Sovranazionale di tipo liberale (la libertà è un concetto molto distante dallo Stato Liberale che trovate spiegato qui), chiamato EUROPA, dove i cittadini, godranno di un voto limitato e dove i Governanti, risponderanno, ai loro padroni naturali, i banchieri arroccati nella loro castello, la Banca Centrale Europea.

COME SONO RIUSCITI AD IMPORRE UN PENSIERO TANTO PENALIZZANTE PER LE MASSE:

Per imporre politiche liberiste, vantaggiose solo per le classi dominanti,  era però necessario manipolare il pensiero delle masse e questo, poteva essere perseguito esclusivamente attraverso l'affermazione di una serie di menzogne:

1) che l'inflazione anni 70 ha danneggiato gli italiani, BUGIA che spiego qui.
2) che il debito pubblico è stato causato dagli italiani BUGIA che spiego qui.
3) che l'EUROPA dei banchieri è l'unica soluzione possibile, BUGIA che spiego qui.
4) riportando in auge, teorie dell'800, anteriori agli sviluppi della microeconomia Marshalliana, come la Teoria dell'Equivalenza Ricardiana, abbandonata perfino dal suo ideatore di cui parlo qui. e riportata in auge da Robert J. Barro negli anni 70, ed applicata nei complessi quanto assurdi calcoli di questa EUROPA.

Queste menzogne avevano uno scopo, quello di riaffermare la validità del paradigma dominante prima della seconda guerra mondiale, ritornato in scena grazie, al risorgere del potere capitalista.

Questo, piegato dalla sua stessa avidità nel 1929, si rafforza grazie alle politiche Keynesiane e diventa aggressivo, dal colpo da maestro di Nixon in poi stimolato dai successi  nella sottomissione delle masse derivanti dall'esperienza americana ed inglese.

IN ITALIA COSA AVVIENE:

Le tappe che scandiscono il percorso italiano sono le seguenti:

1) Nel 1979 siamo entrati nello SME, un sistema di cambi semifisso, che notoriamente danneggia le economie con inflazione più alta (quella italiana), creando squilibri economici. Secondo Keynes gli squilibri vanno risolti, con processi inflattivi nei paesi che accumulano risorse (leggi Germania), non attraverso la deflazione (leggi austerity), dei paesi a debito con la bilancia dei pagamenti, che causa solo un peggioramento nei processi recessivi.

2) Nel 1982, viene attuata la separazione Banca d'Italia, Tesoro, giustificandola con la corruzione politica. Al fine di evitare l'uso discrezionale e clientelare delle risorse disponibili attraverso la Banca d'Italia, ad interessi di favore per lo Stato (leggi cittadini), viene condannato lo Stato corrotto (leggi i cittadini italiani), a pagare fino al 20% alle banche private, generando l'esplosione del debito pubblico e l'arricchimento dei banchieri privati.

3) I tassi reali, cioè i tassi bancari al netto dell'inflazione che negli anni '70 erano negativi e che favoriscono i paesi con debito pubblico, negli anni '80 diventano positivi, rendendo più difficoltoso, attraverso la crescita del Pil, contrastare la capitalizzazione degli interessi passivi sul debito.

4) Usciti dallo SME nel 1992, riparte l'economia, ma ad essa viene posto un freno dalla metà degli anni 90  in poi attraverso un processo di privatizzazioni, che favorisce la  riduzione del debito, con effetti positivi sulla riduzione dei tassi di interesse complessivi, ma che di fatto determina anche la riduzione dei dividendi complessivi. 
I proventi della vendita dei beni dello Stato ed i minori dividendi percepiti,  non essendo reinvestiti nel sistema, provocano una riduzione della massa di moneta circolante, con effetti negativi in leva sul Pil, che non crolla, ma viene fortemente frenato (gli amici di Giannino forse dovrebbero riflettere).

5) Negli anni 90 vengono riformate le pensioni e questo genera l'aumento del deficit pensionistico dato dalla differenza tra contributi e pensioni pagate, e lo vedete qui, ma questo non è tanto grave tranne che per le pensioni oltre i 3000 euro, viene poi attuata una politica di aumento delle imposte dirette prima, indirette poi e di taglio dei contributi in conto capitale fino al 2000.
La riduzione della spesa complessiva, favorisce la riduzione del Debito Pubblico fino al 2000, ma frena ulteriormente la crescita del Pil che dal 2000 rallenta la sua crescita, a differenza del debito che esplode, lo vedete nel grafico (1), all'inizio di questo post.

Io non so perché ma nel 2001 la spesa complessiva frenata fino al 2000, viene aumentata di 50 miliardi, infatti per qualche anno il pil cresce linea verde sopra per poi crollare con la crisi bancaria del 2007.


Grafico (2)

I risultati di queste politiche sull'occupazione le vediamo nella sua preoccupante risalita nel 2007, maschile linea rossa, femminile linea arancione del Grafico (2).

Come notate l'Italia  fuori dall'Euro, è caratterizzata da variazioni assolute del Pil annue, rispetto a variazioni della spesa, sempre positive che vanno dal 450% del 1960, al 300% del 1970, al 100% dei picchi degli anni 70.

Strano notare come dal 1979 al 1993, la crescita del Pil rispetto alle variazioni di Spesa linea verde, cala diventando negativa, per poi risalire una volta usciti dallo SME nel 1992, per poi ripiombare nel baratro nel 2004 con un rimbalzo nel 2007 linea verde.

Questo avviene solo perché dal 2001 in poi vengono attuate politiche di stimolo all'economia, negli anni 2001, 2003, 2006, anno in cui cessano con ovvie conseguenze.

venerdì 8 febbraio 2013

LA TEORIA DELL'EQUIVALENZA RICARDIANA, è il motivo per cui vi condannano alla DEFLAZIONE SALARIALE.

Il problema che si incontra nel comunicare con il prossimo, è legato al bagaglio culturale, all'apertura mentale ed alla voglia di confrontarsi, soprattutto se le idee sono poco chiare.

Ho faticato non poco a scoprire quale fosse il problema dell'essere compreso, e so di non sapere, ma la difficoltà che ho riscontrato, nasce soprattutto quando ti confronti con gente che non sa di cosa parla.

Molti sparano concetti misteriosi come se fossero stati proferiti direttamente dall'oracolo di Delfi.

Ho provato ad interrogare l'oracolo e lui mi ha risposto:

Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei.

Ho deciso quindi di sondare la mia casa.

Qualcuno mi ha detto sogghignando meglio un uovo oggi che la gallina domani, un'altro mi ha parlato vagamente di Darwinismo, meritocrazia, scuola Austriaca, un altro ha affermato di essere un empirico scettico Humiano (questo l'ho dovuto dedurre), altri in maniera generica hanno criticato a priori la teoria Keynesiana, i nuovi sviluppi dei primi del 900 della teoria della probabilità, arrivando perfino ad affermare l'inutilità della statistica inferenziale, come strumento di analisi empirica dei processi stocastici (casuali).

Non mi sono dato pace ed ho fatto una scoperta semplicemente guardando un grafico che va dal 1861 al 2011.



Grafico (1)

Quello che vedete lo chiameremo moltiplicatore pseudo Keynesiano di Andcappe, non ho mai prodotto nulla di interessante ma questo grafico mi piace.

Rappresenta la variazione percentuale in valore assoluto del Pil diviso una variazione in valore assoluto della spesa pubblica, dal 1861 al 2011. La media a 10 anni, linea rossa, ci dice quando una variazione della spesa pubblica di 100, ha determinato una variazione del Pil superiore, inferiore o uguale a 100. Le variazioni le vedete calcolate in percentuale sulla sinistra. Sulla destra abbiamo il valore dell'andamento del PIL e del Debito Pubblico Italiano in termini reali.

Analizziamo storicamente il grafico e notiamo che fino al 1901, la media a 10 anni viaggia sotto lo zero con medie che arrivano al -1500% nel 1885, per poi risalire nel 1891 ed arrivare a zero nel 1901.

All'epoca non andava di moda la spesa pubblica, il pensiero prevalente era quello di una ricca borghesia e di una Aristocrazia padrona della politica, che vedeva nella spesa pubblica, un abominio. La finanza la faceva da padrona, approfittandosi del popolo incolto ed analfabeta, ma si stavano diffondendo le teorie di John Stuart Mill, il quale diceva che il capitalismo, per non soccombere, avrebbe dovuto sviluppare l'istruzione e le garanzie sindacali.

A voi questo pensiero di MILL, non suona antitetico rispetto a quanto stanno facendo oggi i nostri politici tagliando l'istruzione e le garanzie sindacali? 

Ho detto l'istruzione pubblica e non voglio sponsorizzare l'idiozia della formazione, che in un paese che non crea lavoro non serve proprio a nulla (opinione personale).

Nel 1892 scoppia il caso della Banca Romana, che coinvolse alcuni settori della sinistra storica.

Oddio mi scappa di dire NAZIONALIZZIAMO MPS.

Le politiche sociali di Giolitti, ai primi del 900, favoriscono un avvicinamento della sinistra moderata al centro (programma minimo), si investe nelle scuole pubbliche più che altro per favorire quelle cattoliche, ebbene si anche allora succedeva quanto succede oggi, e si apre la strada al primo sindacato la CGL.

Il voto diventa a suffragio universale nel 1913, e si passa dallo STATO LIBERALE a quello DEMOCRATICO anche se il voto è limitato ai maschi.

Notate che dal 1901 in poi le variazioni del Pil, grazie a queste manovre sociali, diventano superiori a quelle in valore assoluto della spesa pubblica, seguite la media a 10 anni rossa. Dopo la prima guerra mondiale, l'economia è stata distrutta, le politiche diventano di nuovo rigide e di stampo chiamiamolo ottocentesco ed il valore del moltiplicatore del Pil crolla a zero. Il passa nelle mani di Mussolini, che con il ministro De Stefani, inaugura una nuova politica di austerity, la stessa che raggiunto l'equilibrio di bilancio nel 1875 ci conduce al crollo del pil ed alla depressione economica. De Stefani e poi dopo di lui il ministro Volpi applicano le politiche neoclassiche ottocentesche, ed i risultati si vedono nel crollo del PIL dopo il 1924 anno dell'equilibrio di bilancio.

L'equilibrio di bilancio causa le recessioni e le grandi depressioni economiche, ce lo dice la logica della probabilità.

Salto la parte relativa alla guerra direttamente al dopoguerra e notate un grande cambiamento.

Abbiamo due periodi:

1) 1861-1945 la media rossa prima della guerra fino al 1901, viaggia mediamente sotto lo zero, dal 1901 in poi con le politiche sociali, sale sopra, per poi ripiombare a causa della prima guerra mondiale verso lo zero. 

2) Dopo la guerra, le politiche Keynesiane, insite nel piano Marshall, portano i loro frutti e garantiscono un grande sviluppo, il Pil reale cresce sopra al Debito Pubblico Reale, dimostrando la validità delle teorie Keynesiane e dice pure che dal 1980 circa, cala velocità di crescita del Pil rispetto al debito pubblico che accelera. Vi ricordate nel 1979 entriamo nello SME, e divorzia la Banca d'Italia dal Tesoro.

Per i sofisti, gli scettici, i nichilisti, gli Austriaci e chiunque altro voglia contraddirmi passo per onestà intellettuale ad analizzare lo spaccato di quanto visto sopra.


ANALISI DEL PERIODO CHE VA DAL 1870 AL 1945

Grafico (2)


Il grafico mostra la variazione assoluta del Pil rispetto alla variazione assoluta della spesa.

La linea blu è il valore non deflazionato, la linea rossa il valore deflazionato dell'indicatore.

Il grafico in relazione al periodo che va dal 1870 al 1945 ci dice due cose:

1) Che prima della seconda guerra mondiale, il pensiero prevalente era quello della ricca borghesia, e dell'aristocrazia, il pensiero chiamiamolo ottocentesco di scuola Austriaca che consiste nel rispondere alle crisi con l'austerity. 

2) I risultati si vedono nel valore deflazionato linea rossa, che mediamente sta sempre sotto la linea dello zero. Dimostrando che la spesa pubblica in quel periodo 1870-1945 era veramente, improduttiva malgrado il livello di inflazione fosse ovviamente basso. Le variazioni assolute del pil sono minori malgrado la bassa inflazione, di quelle della spesa pubblica.

Non rimane che da analizzare il periodo successivo.

ANALISI DEL PERIODO CHE VA DAL 1945 AL 2011

Grafico (3)


Questo grafico può essere diviso in tre periodi:

1) Il periodo che va dal 1945 al 1980, come vedete le politiche Keynesiane, producono, anche analizzando l'indicatore deflazionato, i loro frutti. Il grafico ci dice che anche durante, il periodo 1970-1980 la variazione della spesa, produce i suoi frutti, fino all'ingresso dell'Italia nello SME.

2) Periodo che va dal 1979 al 1997. Questo periodo è di difficile lettura, si nota una variazione del Pil inferiore a quella della spesa, dal 1992 usciti dallo SME, risale l'indicatore rimanendo in territorio negativo, dimostrando l'efficacia della svalutazione monetaria, ma nel 1997 le politiche di contrazione della spesa pubblica per entrare in Europa, di Prodi e quelle successive di D'Alema per rimettere in sesto i conti pubblici, generano variazioni più che proporzionali tendenzialmente negative del Pil, visto che i tagli ne rallentano la crescita.

3) Perido che va dal 1997 al 2010, questa Europa ricalca i disastrosi effetti dell'ingresso nello SME, le variazioni del pil rispetto a quelle della spesa diventano negative.

CONCLUSIONI:

Possiamo dividere la Storia d'Italia in tre periodi, quello prima della seconda guerra mondiale "Austerity Ricardiana", quello successivo "keynesiano" ed il terzo periodo EUROPEISTA.

1) Nel primo periodo prevale la dottrina chiamiamola Ricardiana e la spesa pubblica è mediamente IMPRODUTTIVA, non lo dico io ma l'indicatore deflazionato linea rossa, che viaggia mediamente sotto lo zero.

2) Nel secondo periodo viene applicata la teoria Keynesiana e la spesa pubblica diventa PRODUTTIVA, viaggiando l'indicatore attraverso il moltiplicatore della spesa sopra lo zero fino al 1980 circa.

3) Nel terzo periodo EUROPEISTA, le teorie neoclassiche ed ottocentesche vengono restaurate e la spesa diventa di nuovo IMPRODUTTIVA.


LA MIA SCOPERTA

La mia scoperta di oggi è che il problema nel comunicare con il prossimo, deriva dall'EQUIVALENZA RICARDIANA.

Ricardo diceva che è inutile spendere i soldi oggi a debito, obbligando i cittadini a pagare le tasse per pagare il debito, dilazionandole nel futuro.

La logica Ricardiana era che un soggetto, sapendo di dover pagare le tasse, nel futuro riduce la propria spesa, sterilizzando i vantaggi della spesa pubblica fatta a debito.

Questa teoria poi abbandonata da Ricardo, viene ripresa da un tizio negli anni 70 che si chiama Robert J. Barro che pubblica un articolo intitolato "On the Determination of the Public Debt" nel Journal of Political Economy (Vol. 87, N. 5, pp. 940-971).

Naturalmente questo grandissimo economista, riprende le teorie di Ricardo, ed oggi sono alla base dei complicatissimi calcoli matematici delle logiche con cui opera la BCE.

EVITO DI DIRE CHE I RISULTATI SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, NEI GRAFICI CHE TUTTI VOI AVETE VISTO FINO AD ORA.