Grafico (1)
Molti cittadini italiani pensano che tagliare la spesa sia una cosa semplice da realizzare.
Molti essendo abituati a ragionare in maniera statica ed individualista, non tendono a considerare che l'economia è una scienza sociale e come tale va considerata, analizzandone gli effetti sulla società nel suo complesso.
Un taglio alla spesa, favorisce un risparmio nel breve ed un aumento della disoccupazione nel medio. Uno shock sul mercato del lavoro, tende ad essere riassorbito dopo 6 anni e nel frattempo, si generano maggiori spese dovute alla cassa integrazione, una contrazione generalizzata dei consumi ed il crollo del PIL. Naturalmente nessun imprenditore, in presenza di tali scenari, sarà disposto ad effettuare nuovi investimenti.
Le scelte fatte oggi, ripercuotendosi sulla società, obbligheranno gli Stati, a rivedere profondamente le loro politiche di spesa, generando una spirale recessiva.
Le soluzioni sono due.
La prima consiste, nel perseverare in queste scelte, ridimensionando i salari dei lavoratori. Attraverso un blocco degli aumenti dei salari ed un processo inflattivo, si crea un gap tra prezzi salari, capace di garantire agli investitori esteri un lauto guadagno. Gli investitori arriveranno in Italia, quando le nostre aziende non varranno più nulla, e regaleremo agli stranieri il nostro futuro.
Vi basti guardare l'aumento della benzina, ha determinato un aumento generalizzato dei prezzi dei combustibili e dei carburanti e di conseguenza di tutti i beni di primaria necessità.
Questo comporta un danno per i cittadini, sia per quelli più poveri, che si ritrovano un potere d'acquisto ridotto, che per quelli più ricchi, che rischiano riduzioni del patrimonio e delle rendite.
Il grafico (1) mette in evidenza il riequilibrio del rapporto debito/pil che avverrebbe intorno al 2017.
Come potete vedere, otterremo il ribasso del debito pubblico, ma la gente forse non sa che le variazioni del PIL sono collegate per il 98% alla variazione della spesa pubblica e quindi un taglio alla spesa, non può non causare un crollo generalizzato dei profitti per tutti.
Naturalmente, la matematica tende ad esasperare le cose presupponendo che il mercato venga lasciato al suo destino e visto che l'intervento dello Stato, è sempre stato in grado di evitare gli scenari catastrofici che vedete illustrati nel grafico (1).
Il vero problema è se l'aggiustamento della situazione da parte dello Stato italiano, avverrà con politiche a favore dei CITTADINI, o degli INTERESSI delle classi DOMINANTI (Multinazionali e Banche), che fino ad oggi hanno guidato le scelte dei nostri politici avvantaggiando mediamente solo un 10% della popolazione nazionale.
Nessun commento:
Posta un commento