domenica 17 febbraio 2013

LA STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO, apologia di un LIBERALE, ILLUMINATO, EVOLUZIONISTA, PROGRESSISTA, chiamato JOHN MAYNARD KEYNES

Una panoramica sulla storia del pensiero economico risulta doverosa.

L'Economia nasce con Adam Smith, David Ricardo, John Stuart Mill, che sono chiamati economisti Classici.

All'epoca il valore di un bene dipendeva dal lavoro, necessario alla sua produzione e l'economia per questo motivo, aveva una forte connotazione politica.

L'800, rappresenta una fase di passaggio e di profonda trasformazione, che parte dalla rivoluzione Francese, per approdare alla formazione degli Stati moderni.

Finalmente dopo 2500 anni dalle prime forme di aggregazione, che tutti possiamo riconoscere nelle Polis Greche, si approda a una nuova figura di Stato, aperto nel Governo ad una base ampia di cittadini, a differenza di quanto accadeva precedentemente alla Rivoluzione Francese.

Il passaggio storico viene affrontato quasi da tutti gli Stati a cavallo del 900, passando dallo Stato Liberale, dove non era garantito il suffragio universale, e dove quindi non tutti erano autorizzati a partecipare alla vita politica, allo Stato Democratico moderno. 

Questo importante passaggio a livello politico, non avrebbe avuto senso se non fosse stato supportato a livello pratico, dall'evoluzione della moderna scienza economica.

A fine 800 un matematico di nome Alfred Marshall, scrive un testo intitolato "Principi di Economia" e pone le basi  della moderna Teoria economica.

Marshall, analizza i fenomeni economici, dapprima attraverso i principi della meccanica e successivamente, comprendendo l'affinità dei processi economici, con quelli della natura, comincia ad indagarli in maniera completamente originale.

La logica adottata è quella Darwiniana, basata sull'evoluzionismo. Secondo Marshall, esistono dei processi evolutivi a livello politico e sociale, che retro-agiscono sulle forze attive sul mercato, modificandone gli scenari e quindi in linea con lo spirito positivista dell'800, permeato di naturalismo, spinge in avanti lo studio dell'economia, parallelamente allo studio dell'uomo e della natura in cui esso vive.

Marshall, in linea con quelle che erano le conoscenze del suo tempo, limita l'analisi degli scenari economici, agli aspetti microeconomici. All'epoca era praticamente impossibile indagare fenomeni a livello macroeconomico, e quindi per analizzare scientificamente i fenomeni economici questi venivano segmentati e risolti sotto forma di equilibri parziali, tenendo ferme tutte altre grandezze secondo la solita formula CETERIS PARIBUS (parità di altre condizioni).

Per ricapitolare quindi a fine 800 cambia completamente l'economia, basti pensare alla fiducia nel positivismo e nella natura.
Viene completamente abbandonata la metafisica e la fede totale nel progresso, produce una incredibile crescita economica.

I limiti della matematica, limitano l'orizzonte di studio dell'economia, si analizzano solo gli equilibri parziali di mercato, non potendo indagare gli altri, ed oltre al naturalismo, si diffonde un profondo individualismo. L'interesse per l'uomo, nasce per l'impossibilità di indagare i fenomeni a livello più ampio, ma soprattutto perché politicamente è più conveniente.

A fine 800 non possiamo dimenticare che ancora il mondo è in mano alla borghesia ed all'aristocrazia, che come classi dominanti Governano nei vari Stati e guidano l'agenda politica.

A fine 800 si diffonde inoltre un'altra teoria del valore, la teoria del valore utilità, detta MARGINALISMO.

Nell'analisi dell'allocazione delle risorse, viene posta l'attenzione su quelle operazioni che si trovano al margine, cioè quelle operazioni che generano un dubbio sulla convenienza ad essere  effettuate.

Aumenta l'attenzione per le scelte dell'individuo, visto che il valore di un bene dipende dai meccanismi legati all'utilità di un bene per il singolo, decretando il passaggio dall'interesse per l'offerta del prodotto, all'interesse per la domanda dello stesso, seguendo la nuova logica del valore utilità di un prodotto, che risolve il paradosso del valore, che tanti problemi aveva dato al povero Adamo Smith.

La fine dell'800 sancisce quindi la fine delle teorie CLASSICHE, come la Legge di Say, o di tutte le altre teorie, nate in un'epoca dove il concetto di VALORE era legato al LAVORO e quindi l'analisi economica veniva affrontata esclusivamente dal lato dell'offerta. Da questo punto in poi diventa fondamentale indagare la domanda.

A fine 800 però entrano in crisi anche le teorie neoclassiche e lo stesso Marshall, si trova in conflitto con altri  economisti del suo tempo come Leon Walras e l'Italiano Pareto i quali arrivano a formulare il primo la teoria dell'equilibrio generale ed il secondo a definire meglio matematicamente l'equilibrio economico.

Malgrado i successi dei marginalisti cioè tutti gli economisti di cui abbiamo parlato, malgrado la formulazione matematica dell'equilibrio economico generale, esiste ancora un problema irrisolto.

L'equilibrio generale così ottenuto, o meglio tutti i possibili equilibri, non garantiscono tutti la piena occupazione.

Gli stessi ottimi paretiani, se ottengono un risultato importante, cioè quello di definire l'equilibrio di un sistema economico, non garantiscono il benessere di tutti i cittadini. 

Da Adam Smith in poi, è la prima volta che si riesce a definire, e rappresentare matematicamente l'equilibrio economico ed il concetto di MANO INVISIBILE, potrebbe finalmente essere messo in soffitta per la prima volta dalla pubblicazione nel 1776 de "La ricchezza delle nazioni", brillantemente rappresentato da Walras e Pareto a livello matematico.

Purtroppo sul finire dell'800 gli Stati cominciano ad affrontare la povertà, diffusa a causa del modello economico capitalista, portato avanti politicamente, dalle classi rappresentate dagli stessi borghesi ed aristocratici che possedevano i principali fattori della produzione.

John Stuart Mill, suggerisce, che le crisi periodiche del capitalismo, spiegate egregiamente da Marx, possono essere risolte, aprendo politicamente gli Stati, verso le classi subalterne, diffondendo l'istruzione e favorendo la costituzione delle prime forme di aggregazione dei lavoratori, a tutela dello strapotere delle classi dominanti proprietarie dei fattori della produzione.

Non si tratta di una rivoluzione di sinistra, non si tratta di un Golpe comunista, si tratta solamente della visione di uomini che rappresentano il vero spirito LIBERALE EVOLUZIONISTA che dovrebbe contraddistinguere l'intellettuale moderno.

Questi uomini ILLUMINATI, si rendono conto, che un limite nel progresso è rappresentato dalla distribuzione delle risorse di partenza. 

Se non proviamo a garantire a tutti un adeguato livello di istruzione, di dignità  lavorativa, di umanità, sarà impossibile affrontare il progresso verso il futuro dell'intera società.

In Italia cosa succede?

Nel 1890, lo scandalo della Banca Romana, accelera i tempi per il cambiamento, Giolitti ne viene coinvolto ed un politico Sydney Sonnino, ci traghetta verso il futuro con le solite politiche di Austerity.

Ad inizio 900, Giolitti, riprende il suo ruolo politico, ed affronta il passaggio in Italia da Stato Liberale a Stato Democratico.

Giolitti apre alla sinistra di Filippo Turati ed applica quanto spiegato da John Stuart Mill.

Per garantire il progresso dell'Italia all'epoca quasi totalmente ANALFABETA, attua una politica di diffusione dell'Istruzione, favorisce la creazione del primo sindacato d'Italia la CGL, nazionalizza ferrovie ed assicurazioni e nel 1912 viene introdotto in Italia il suffragio universale per i soli cittadini maschi.

Economicamente nel 900, le cose cominciano a cambiare, Marshall da buon liberale EVOLUZIONISTA, ha spiegato ai suoi successori, l'importanza di garantire a tutti i cittadini, le stesse possibilità di partecipare, con la propria intelligenza, allo sviluppo del mondo intero.

Marshall non ritiene importante, la crescita dell'economia, intesa come sviluppo numerico, ma crede nella crescita dell'economia dal punto di vista evolutivo.

La scoperta di un equilibrio di mercato generale, secondo le vecchie logiche ottocentesche, lascia il tempo che trova, la libera concorrenza non esiste, è un esercizio matematico e gli equilibri definiti dal LAISSEZ FAIRE, una volta trovati lasciano il tempo che trovano.

Cosa se ne fa una società che pone al centro della discussione valori come l'UMANITA' ed il PROGRESSO, del raggiungimento di un equilibrio economico generale, SPESSO DI SOTTOCCUPAZIONE? 

A cosa serve la povertà nell'abbondanza?

A questo punto della discussione arriva KEYNES, allievo di Alfred Marshall, il quale da buon matematico, affronta la questione, ad un livello superiore dei suoi predecessori  scrivendo un trattato sulla probabilità, e creando una TEORIA ECONOMICA GENERALE, il fondamento della moderna MACROECONOMIA, segnando il superamento a livello teorico, delle vecchie teorie basate su equilibri economici generali ma a livello microeconomico, ed ottenuti attraverso condizioni di partenza inesistenti sul mercato reale.

Purtroppo le teorie neoclassiche, basate sull'austerity, vengono ancora applicate fino alla seconda guerra mondiale anche in Italia.

Nel 1929 in America, la crisi da sovrapproduzione, rende obbligato l'intervento di Keynes, che viene chiamato a risolvere l'ennesima crisi drammatica causata dal processo di accumulazione capitalista.

Il Capitalismo è caratterizzato da periodiche crisi da sovrapproduzione, il processo di accumulazione, genera povertà e crisi periodiche nei consumi, la soluzione da parte di Keynes, della grande crisi del 29, lo consacra come uno dei primi economisti ad aver applicato sul mercato le proprie teorie.

La sua vittoria sulla crisi americana del 29, lo consacra come il più importante economista del 900 e dopo la seconda guerra mondiale viene chiamato a risolvere i problemi causati dalla guerra.

Keynes si trova a discutere, sul come affrontare i mostruosi problemi del dopoguerra e l'applicazione delle sue teorie, dona a tutto il mondo anni di prosperità e crescita economica fino agli anni 70 quando Nixon decide di abbandonare il Sistema Aureo.

La ricetta di Keynes, consiste nella separazione delle banche di investimento da quelle di deposito dove versano i soldi i privati e dalla spesa pubblica di Stato, ritenuta fondamentale nei momenti di incertezza economica.

Secondo Keynes, gli operatori economici, non agiscono razionalmente, e quando un sistema va in crisi, difficilmente gli operatori economici intervengono sui mercati, investendo.

Agire in condizioni di incertezza, rende gli attori sul mercato avversi al rischio, e di conseguenza, il crollo dei salari di per se non è sufficiente a stimolare gli imprenditori ad investire e quindi se non ci fosse l'intervento dello Stato, le recessioni si prolungherebbero all'infinito, con drammatici risvolti sociali, che evidentemente i moderni sostenitori del ritorno al passato non ricordano.

Purtroppo per noi Keynes muore nel 1946, e gli americani, attraverso un economista di nome Samuelson, riescono completamente a stravolgere la sua teoria economica nel proprio interesse di popolo imperialista.

Gli americani si godono i vantaggi del piano del segretario di Stato George Marshall, frutto anche del lavoro di Keynes e che casualmente ha lo stesso nome del grande maestro dell'economista, quel Marshall di cui abbiamo parlato sopra.

Negli anni 70 gli squilibri economici, causati dagli americani, per avidità ed ingordigia, si risolvono nell'uscita degli stessi dal Sistema Aureo previsto a Bretton Woods, che prevedeva in caso di squilibrio, lo scambio dai paesi in deficit, di oro verso i paesi in surplus.

La fine di BRETTON WOODS a seguito della truffa di NIXON, porta scompiglio sui mercati e si sprigionano le fiamme dell'inflazione. 

I poterei dominanti liberati dallo scomodo BENESSERE GARANTITO PER ANNI DA KEYNES alle classi subordinate, si sentono liberi di agire ed in combutta ad una politica COMPLICE E CONNIVENTE, riprendono a livello EUROPEO il sopravvento, imponendo a tutti l'EUROPEISMO dei banchieri.

Negli anni 70 a causa dell'inflazione, non riescono a portare a compimento il loro piano malvagio, ma negli anni 80 in Italia, riescono a distruggere completamente le tutele conquistate dai lavoratori negli anni 70 attraverso la scala mobile abolita ad iniziare da Craxi nel 1983.

Nel 1981, la classe politica, attraverso  Andreatta, riesce ad imporre agli italiani, per colpa della classe politica corrotta, la separazione di BANCA D'ITALIA E TESORO, condannando i cittadini italiani, a pagare sul debito pubblico, tassi non più controllati dalla Banca Centrale Italiana, e quindi permettendo alle banche di inflazionare a loro vantaggio i tassi di interesse.

Dalla fine delle politiche Keynesiane, ad inizio anni 70, si cominciano a delineare gli obiettivi delle classi dominanti dei banchieri, negli anni 80, lo SME, aiuta le banche ad accumulare un notevole debito pubblico, grazie a politiche basate sul contenimento dell'inflazione, lo strumento utilizzato dalla politica economica, per contenere l'avidità dei banchieri.

I tassi reali negativi negli anni 70, favoriscono il contenimento del debito pubblico, perché economicamente essendo negativi erodono, il capitale debitorio detenuto dai banchieri, favorendo la redistribuzione sulle classi meno abbienti, attraverso l'aumento dell'offerta di lavoro.

Negli anni 80 invece una politica di tassi reali positivi, favorisce l'accumulazione debitoria.

Dal 1980 al 2009 abbiamo accumulato 2000 miliardi di interessi passivi verso le banche.

Molti si chiedono quale sia lo scopo, ed è facile capirlo, basti pensare che l'Europa, ha alla base della sua politica economica:

1) il contenimento dei processi inflattivi, agendo quindi nel tutelare il debito accumulato dal sistema bancario verso privati e Stati.

2) Contenimento attraverso politiche di Austerity dei conti economici nazionali, distruggendo l'economie private e favorendo processi di acquisizione dell'economia reale da parte sempre delle banche.

Questo processo viene attuato secondo teorie economiche dell'800 ed in particolare una che si chiama TEORIA DELL'EQUIVALENZA RICARDIANA, la teoria economica utilizzata per riportare indietro di 200 anni, l'evoluzione dell'economia moderna anche grazie al pensiero di veri LIBERALI ILLUMINATI EVOLUZIONISTI E PROGRESSISTI come il grande:



JOHN MAINARD KEINES















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