domenica 14 aprile 2013

EURO O NON EURO questo è il problema

Il dibattito Shakespeariano, ha raggiunto il limite della farsa.

L'uomo pensa di pensare ed ama esprimere opinioni.

Le proiezioni psichiche (miraggi) si accavallano, relegando nel profondo della propria testa, la confusione e le macerie di una guerra inutile, come quella rappresentata da Picasso, con il bellissimo quadro Guernica.

Ma l'uomo è in grado di trovare e comprendere, queste macerie nella sua mente?

Alla domanda dell'ambasciatore tedesco,  se fosse stato lui a dipingere il quadro, Picasso risposte: "No, siete stati voi a fare questo".

Il tempo cancella i ricordi e le colpe dei nostri sbagli siamo sempre pronti ad attribuirle ad altri.

In alto nel quadro, un lampadario illumina parzialmente la scena e lateralmente un lume ad olio vaga sostenuto da una mano, guidando nella scoperta di quell'orrore, spettatori ignari, ignari perfino, di quello che accade alle loro spalle, in mancanza di qualcuno che aiuti loro ad illuminare la scena.

Euro o non Euro, non è questo il problema. Accendiamo la luce sull'argomento.

Il problema, che l'opinionista di turno, non riesce a comprendere, è la sostanza sottintesa a questa parola ed a quella che gli somiglia molto, Europa.

L'Europa è una unione civile di Stati, basata sui valori dell'unità e della cooperazione, l'Euro, è una unione economico-monetaria, governata da una Banca centrale, espressione indiretta delle esigenze e proprietà,  dei banchieri privati.

L'osservatore attento noterà le differenze, chi non lo comprende può scrivermi.

Quello che ho appena espresso, non è frutto di una mia opinione, ma della Teoria.

Questa terza parola significa guardo osservo e consiste nel creare attraverso l'osservazione, una struttura di regole e principi capaci di spiegare la realtà dei fatti.

Teorizzare significa, passare dalla la riva della coscienza, a quella della realtà, attraverso, il mare insidioso della conoscenza.

Essere coscienti di un fenomeno, non significa conoscerlo e per conoscerlo bisogna capilo ed essere in grado di replicarlo, seppure in maniera astratta.

Confuso e stordito dalla coscienza delle cose, l'uomo, si divide dualmente, tra pro e contro l'Euro, senza averne capito la sostanza.

L'Europeista, confonde spesso il concetto di Europa delle nazioni, dal concetto di unione economico-monetaria, non comprendendo che l'interesse di chi ci governa, è stato quello di fare l'Euro e non l'Europa.

Capire il concetto, Euro o non Euro, rende necessario capire, come in una unione di Stati, si risolvano disequilibri strutturali tra i vari paesi.

L'opinionista, dovrebbe padroneggiare concettualmente altre due parole, il cambio e l'inflazione.

Avremmo dovuto attuare una Europa delle nazioni, puntando all'uguaglianza giuridico-sociale, mantenendo il sistema di cambio variabile, ma non è stato così, abbiamo scelto il sistema a cambio fisso.

Il tasso di cambio non è altro che lo strumento attraverso il quale si riportano in equilibrio, squilibri economici tra paesi diversi e con diversa valuta.

Un paese che accumula un vantaggio competitivo, attira capitali, i capitali rivalutano la sua moneta rispetto alle altre, riducendo automaticamente i vantaggi, e favorendo l'inversione del flusso dei capitali verso le economiche che hanno visto svalutare la propria valuta.

In un sistema di cambi fissi, l'inflazione è lo strumento che riequilibra internamente.

Se un paese accumula un vantaggio competitivo ed attira capitali, dovrebbe veder rivalutare i prezzi interni attraverso un processo inflattivo, questo riduce il vantaggio competitivo, favorendo l'inversione dei flussi di capitali verso i paesi, che vendo crescere i prezzi in maniera inferiore.

Esistono due fatti da tenere ben presenti:

1) E' molto complicato, governare il valore di una moneta, ma ancora più difficile governare il livello dei prezzi interni ad un paese.
2) In Europa, non interessa il progresso complessivo delle nazioni, ma ogni Stato cura i propri interessi.


Questi due concetti vanno tenuti bene a mente, da chi voglia esprimere il suo giudizio sull'Euro.

La logica dell'efficienza e della sanità di mente, dovrebbe condurre quindi sulla retta via.

Chi non fosse convinto della Teoria, può semplicemente riflettere sull'Unità d'Italia.

Una nazione come l'Italia, è stata incapace, di condurre politiche capaci di garantire un equo sviluppo tra le regioni del nord e del sud.

Se non siamo riusciti a garantire un equo sviluppo, attraverso la gestione interna dei processi inflattivi, come avremmo dovuto, come potremmo farlo in Europa?

Uso un gergo meno criptico, la gestione dei processi inflattivi, di solito avviene attraverso la gestione delle remunerazioni di chi lavora e per evitare fraintendimenti considererò ricompreso in questa accezione del termine (lavoratore), tutti i cittadini che vivono del proprio lavoro, sia stipendiati, che autonomi, liberi professionisti e piccoli imprenditori.

L'uscita dalla crisi presuppone due scelte:

1) Uscire dall'Euro ed attraverso il meccanismo dei cambi riequilibrare gli squilibri volutamente accumulati, attraverso una svalutazione del CAMBIO.
2) Rimanere nell'Euro e risolvere gli squilibri attraverso processi di riequilibrio inflattivi in Germania e deflattivi nei paesi periferici.

La prima scelta sarebbe la più auspicabile, primo perché veloce e più naturale.

La seconda scelta, visto che la Germania non inflaziona come dovrebbe fare, passa per la svalutazione salariale nei paesi periferici, che io considererei in maniera estesa come concetto, consistendo in una progressiva redistribuzione di ricchezza dai poveri lavoratori, autonomi, professionisti, piccole imprese, ai ricchi investitori e players che si deve attirare.

Monti ha fatto proprio questa politica, attraverso un processo di riforme, ha distrutto le garanzie sul lavoro, ha allontanato l'età pensionabile, allungando la carriera lavorativa, riducendo i posti di lavoro, ha alzato il livello di tasse, facendo fuggire gli investitori in paesi a bassa tassazione, ha distrutto l'economia italiana ed il livello di consumi, deflazionando i redditi di tutti i lavoratori nella accezione ampia di cui ho parlato sopra e soprattutto ha stimolato processi inflattivi facendo lievitare i costi della benzina e dei trasporti. Tutto questo io lo chiamo processo di deflazione salariale, reso necessario per impedire agli italiani di comprarsi BMW E MERCEDES e rientrare dallo squilibrio nei conti con l'estero.

Ricordiamo, che politiche apparentemente simili non ottengono gli stessi risultati, ma per capirlo, il percorso verso la conoscenza è ancora lungo.











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